Il carteggio tra Giusto Fontanini e Gian Domenico Bertoli (1718-1736)
A cura di Roberto Feruglio e Alberto Vidon
Il carteggio tra l’erudito Giusto Fontanini (San Daniele del Friuli 1666 - Roma 1736) e il canonico Gian Domenico Bertoli (Mereto di Tomba 1676 - 1763) si sviluppa tra il 1718 e il 1736 e conta ben 241 lettere conservate, che vertono sui ritrovamenti archeologici del periodo antico e sulle…Leggi di più
Il carteggio tra l’erudito Giusto Fontanini (San Daniele del Friuli 1666 - Roma 1736) e il canonico Gian Domenico Bertoli (Mereto di Tomba 1676 - 1763) si sviluppa tra il 1718 e il 1736 e conta ben 241 lettere conservate, che vertono sui ritrovamenti archeologici del periodo antico e sulle testimonianze dell’epoca patriarcale nel territorio di Aquileia. L’edizione critica, che propone il carteggio nella sua integrità, è basata sul copialettere di Gian Domenico Bertoli conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, collazionato con gli altri testimoni presenti nelle biblioteche e negli archivi storici friulani. Le lettere, corredate da un essenziale apparato di note filologiche, esegetiche e bibliografiche, sono precedute da un’ampia introduzione che, oltre a presentare le fonti e i criteri di edizione, analizza criticamente il carteggio gettando nuova luce sulla figura dei due corrispondenti. L’edizione si completa con gli indici delle lettere, dei nomi di persona e delle opere e con la tavola sinottica delle iscrizioni e dei disegni allegati alle lettere.Chiudi
Il processo di Giovanni Pietro Franceschinis. Inquisizione e libri proibiti in Friuli nel Seicento
A cura di Lorenzo Di Lenardo
Il volume propone l’edizione degli atti del processo inquisitoriale intentato nel 1647 contro il bottegaio gemonese Giovanni Pietro Franceschinis per il possesso e il tentativo di vendita di un cospicuo numero di libri proibiti. I volumi sequestrati - quasi tutte edizioni tedesche o svizzere…Leggi di più
Il volume propone l’edizione degli atti del processo inquisitoriale intentato nel 1647 contro il bottegaio gemonese Giovanni Pietro Franceschinis per il possesso e il tentativo di vendita di un cospicuo numero di libri proibiti. I volumi sequestrati - quasi tutte edizioni tedesche o svizzere edite nella prima metà del Cinquecento – erano stati portati a Gemona da un mercante ambulante carnico che commerciava abitualmente con i paesi d’oltralpe. Il processo si concluse nel 1648 con la morte in carcere dell’imputato e costituì un punto di svolta nell’attività inquisitoriale di fra Giulio Missini (1645-1653) per i procedimenti contro la detenzione e la lettura di libri proibiti in Friuli: dopo la tragica fine di Franceschinis e soprattutto dopo il grande rogo pubblico dei suoi libri il numero delle denunce e delle autodenunce per questo tipo di reato aumentò sensibilmente.Chiudi
I Frammenti dei registri di Giovanni di Pietro da Fratte di Gaeta e di Pietro di Giovanni da Baone. Notai patriarcali (1334-1336)
A cura di Sebastiano Blancato
I Frammenti dei registri di Giovanni di Pietro da Fratte di Gaeta e di Pietro di Giovanni da Baone. Notai patriarcali (1334-1336), curati da Sebastiano Blancato, costituiranno il 28° volume delle «Fonti per la Storia della Chiesa in Friuli dell’Istituto Pio Paschini di Udine. Serie…Leggi di più
I Frammenti dei registri di Giovanni di Pietro da Fratte di Gaeta e di Pietro di Giovanni da Baone. Notai patriarcali (1334-1336), curati da Sebastiano Blancato, costituiranno il 28° volume delle «Fonti per la Storia della Chiesa in Friuli dell’Istituto Pio Paschini di Udine. Serie Medievale», pubblicate sotto l’egida dell’ISIME. Il libro raccoglie in 78 documenti (151, se si considerano gli atti integralmente inserti) l’attività, esclusivamente in spiritualibus, del patriarca Bertrando di Saint-Geniès nel primo anno del suo insediamento in Friuli (dalla fine di dicembre 1334 alla fine di gennaio 1336), così come ci è stata restituita da 5 frammenti di registri sparsi in tre diversi istituti di conservazione (la Biblioteca Civica e la Biblioteca Arcivescovile di Udine, e la Biblioteca Guarneriana di San Daniele). Più sfuggente è la figura del notaio basso-laziale, le cui tracce non vanno oltre il biennio ricordato e del quale si sa solo che seguì il patriarca in Friuli da Avignone; del notaio veneto, invece, al tempo già canonico di Treviso, si sa che avrebbe finito i suoi giorni come pastore di quella diocesi. E all’elezione di un vescovo di Treviso, Giovanni Paolo Della Costa (1336), rimanda una corposa serie documentaria qui contenuta. Un altro gruppo di atti testimonia le numerose richieste di riconoscimento di prebende e dignità ecclesiastiche tramite l’ostensione al nuovo patriarca dei documenti comprovanti l’avvenuta collazione (dall’arciprete di Verona, all’arcidiacono di Aquileia, all’abate di Rosazzo, e molti altri ecclesiastici titolari di benefici nelle varie diocesi della provincia aquileiese). Infine, si segnalano i primi due atti del volume: il decreto di annessione della prepositura di San Odorico al Tagliamento alla chiesa di Sant’Odorico di Udine, quando questa venne elevata a chiesa collegiata dal patriarca, appena giunto a Udine, con il nuovo titolo di Santa Maria (23 dicembre 1334); e la successiva conferma della disposizione patriarcale da parte del capitolo di Aquileia (2 febbraio 1335).Chiudi
Istituto Pio Paschini
per la storia della Chiesa in Friuli

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